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FRENCH TV
di Giuseppi di Spirito/ THE ROTTER’S CLUB

“Musica che fa ridere. Musica che fa piangere. French TV è tutto ciò . French TV non è nulla di tutto ciò .” Ecco la presentazione migliore, che si può leggere nelle note scritte dal giornalista Mac Beaulieu sul libretto del disco The case against art, per un gruppo che da quasi vent’anni si fa apprezzare sulle scene progressive per merito di una musica complessa di alta qualità che combina stili diversi attraverso una vena non indifferente di follia e che vede ormai come uomo simbolo il bassista Mike Sary. E’ a Louisville, nel Kentucky, nel 1980, che possiamo far risalire la nascita dei French TV, quando il bassista Mike Sary e il batterista Stephen Roberts si conoscono ed iniziano a condividere l’amore per il rock progressivo e la fusion. Ben presto ai due si aggiunge il sassofonista Jeff Jones, amico di Roberts, con il quale aveva suonato nei Myopia, gruppo abituato a lunghe jam-session basate sullo space-rock di Pink Floyd, Gong e Hawkwind. Il trio così formato prende il nome di Festung America ed è soprattutto Jeff a prendere in mano le redini della situazione, scrivendo la maggior parte dei braniiziano i primi concerti locali, soprattutto in piccoli club, nei quali i musicisti si lanciano in cover (21st Century schizoid man è uno dei loro cavalli di battaglia), ma anche in brani propri, tra i quali spicca la lunga Spill, una composizione strumentale che prende spunto dai Soft Machine (una versione molto differente sarà presente sul disco di debutto). Eppure le prime divergenze artistiche sorgono subito: Mike e Stephen vogliono ulteriormente aumentare la componente avanguardistica della loro musica, spingendosi anche oltre brani come Spill. Jeff non è d’accordo e decide così di lasciare il gruppo, andando ad impegnarsi in studi di elettronica e trasferendosi successivamente a Boston. Abbandonata la sigla Festung America, Mike e Stephen decidono di formare un nuovo gruppo chiamato French TV. Iniziano perciò una serie di audizioni alla ricerca di un chitarrista o di un tastierista, ma i risultati inizialmente sono tutt’altro che soddisfacenti. Tra i vari contatti, si segnala quello con il chitarrista Beau Castner, che aveva suonato con Mike in una cover band chiamata The Bridge. Beau non ha intenzione di entrare nel gruppo, ma suggerisce ai musicisti di provare suo fratello Fenner, anch’egli reduce dai The Bridge alla batteria. Fenner ottiene subito il consenso di Mike, che lo ricorda già bravo quand’era quattordicenne ed ora, con tre anni ulteriori di esperienza, sembra proprio il drummer che fa al caso suo, almeno come aiuto nelle prove in attesa di trovare un tastierista. Intanto Stephen compra una tastiera Roland da usare come mezzo di composizione, mentre proseguono le ricerche per trovare un musicista abile con i tasti d’avorio. Ma, curiosamente, le cose vanno in direzione diversa: su consiglio di Fenner si prova a suonare con un chitarrista che quest’ultimo conosce dai tempi della high school, Artie Bratton. Ci si comincia a rendere conto che per l’amalgama migliore Stephen può spostarsi alle tastiere, Fenner mantenere il ruolo stabile di batterista e con l’entrata di Artie nel gruppo si può dire segnata la nascita ufficiale dei French TV. In questo periodo nel gruppo confluiscono soprattutto le idee di Stephen, che orienteranno in maniera abbastanza netta il disco del debutto. Per mesi il quartetto cosi formato va avanti suonando e componendo, il momento di entrare in studio per registrare un disco, sotto la direzione di Howie Gano. L’esordio discografico dei French TV avviene nel maggio 1984 con l’album omonimo, in edizione limitata e numerata di 500 copie. I musicisti sono consci che suonare dal vivo è molto difficile per una band che propone una musica abbastanza complessa, ma coltivano il sogno e la speranza che il mercato discografico possa essere nuovamente pronto a recepire e diffondere lavori di rock progressivo. Purtroppo tali speranze risultano vane e la band si smembra: Fenner va al college e Stephen trova un lavoro che gli toglie molto tempo libero. Quest’ultimo decide poi di abbandonare del tutto la musica suonata, preferendo aprire una casa discografica dedicata al progressive e facendo così nascere la ZNR Records. Ma se da un lato ci sono dei musicisti che sono restii a continuare un’avventura, dall’altro c’è Mike Sary che crede ancora fortemente nei French TV .

Nel 1986 il bassista continua a comporre e prova a coinvolgere nuovamente Fenner e Artie. I due musicisti inizialmente accettano e collaborano alle incisioni del secondo disco, ma ben presto emergono delle divergenze che li convincono a non proseguire. Mike si ritrova così a dover cercare altri collaboratori ed aiutato da Gano entra in contatto con il chitarrista Tom Browning ed il tastierista Bob Ramsey pronti ad aiutarlo a completare le nuove registrazioni. Bob stupisce tutti con la sua abilità e la sua capacità di suonare e registrare al meglio e velocemente le sue parti. Alle session di registrazione partecipano anche i sassofonisti Clancy Dixon e Bruce Krohmer, i tastieristi Bill Fowler e Paul Nevitt, il flautista Rick De Bow, Mark Miceli (proveniente dall’esperienza con gli Easter Island) alle little bent harmonized notes e, come accennato, gli stessi Castner e Bratton che incidono le loro parti prima di separarsi artisticamente dal bassista. Il risultato finale è pubblicato nel 1987 con il titolo di After a lengthy silence e ristampato nel 1996 in cd dall’italiana Mellow Records con una bonus track che è una cover di A tab in the ocean dei Nektar (suonata e registrata, sempre nel 1996, da Sary, Castner, Bratton e Fowler e cantata da Bob Douglas). Eppure, già in estate, prima dell’uscita del secondo album, Mike Sary comincia a pensare e a comporre brani per il lavoro successivo. Il bassista può contare nuovamente sul contributo di Fenner Castner, visto che quest’ultimo decide di saltare una sessione di corsi del college e insieme al suo collega di studi Paul Nevitt (che aveva già partecipato al disco precedente) dà una mano a Mike nelle nuove registrazioni. Si crea così un gruppo che può suonare anche dal vivo con Mike al basso, Fenner alla batteria, Paul alle tastiere, un amico di quest’ultimo, Malcolm Gore, alla chitarra, Clancy Dixon ai fiati e Ondraus Cissell alle percussioni. Con questa formazione, i French TV riescono a suonare un paio di volte al mese facendosi notare per la musica particolarmente strana proposta. Ma quest’ensemble non dura a lungo: Fenner deve riprendere gli studi, Clancy si sposa e va a vivere in Alabama e Malcolm viene allontanato a causa del suo eccessivo amore per gli alcolici prima dei concerti. Per un po’ suona Ted Richardson alla batteria, ma ben presto sarà Ondraus ad assumere il ruolo fisso di drummer. Ha breve durata anche la collaborazione con il sassofonista Bruce Krohmer, rimpiazzato dalla violinista Gretchen Wilcox, reduce dall’esperienza con la Louisville Orchestra, mentre il ruolo di chitarrista va a Mike Buren. Questo continuo alternarsi di musicisti non compromette le session per il terzo album dei French TV, nel quale pure suona un bel po’ di gente: oltre Sary, Castner, Nevitt, Bratton, Wilcox, Krohmer, Ramsey e Gano, troviamo infatti Reid Jahn al wind synth e al sax, Jon Encifer al piano, Richard Brooner alla tromba, vari ospiti ai cori e, soprattutto, l’abile chitarrista Dean Zigoris, che inizia un fruttuoso sodalizio con Sary. In attesa della pubblicazione, la line-up dei French TV che continua ad esibirsi dal vivo è formata da Sary, Nevitt, Cissell, Buren e Wilcox. Ma nuovi sconvolgimenti sono dietro l’angolo: Gretchen Wilcox è assunta in pianta stabile dalla Louisville Orchestra ed è rimpiazzata da Dean Zigoris, ma anche Nevitt, Cissell e Buren decidono di mollare. Viene così reclutato il batterista/cantante Bob Douglas ed in trio si esibiscono in un paio di concerti suonando soprattutto cover di Peter Gabriel, Led Zeppelin, Police e Yes. Subito dopo, per, anche Bob abbandona per unirsi ai The Difference, un gruppo di pop-prog, ma Mike Sary riesce a trovare subito un valido sostituto in Jeff Mullen, giovane e valente batterista conosciuto nella drogheria dove entrambi lavorano. Mullen non solo comincia a suonare con Sary e Zigoris dopo aver confessato il suo amore per il progressive inglese, ma aiuta il gruppo anche a trovare il nuovo tastierista, che risponde al nome di John Robinson. Inoltre, Sary e Zigoris conoscono ad una festa il cantante Walter Riddle, di cui avevano sentito parlare molto bene, capace anche di suonare violino e chitarra acustica, e lo invitano ad unirsi alla band. Per un anno questa line-up si esibisce in concerti proponendo sia materiale originale che cover di UK, Genesis, Jethro Tull, King Crimson, Yes, Mahavishnu Orchestra e Shadowfax, ma si devono nuovamente registrare delle defezioni: stavolta tocca a Walter, abilissimo cantante, ma incapace di tenere il palco e a John, che va invece a suonare in un gruppo dove ha una remunerazione migliore.

Per sei mesi i French TV continuano in trio, mentre il terzo album viene terminato. Le registrazioni finiscono nel 1990 ed il disco, dal titolo Virtue in futility dovrebbe vedere la luce grazie all’opera della ZNR Records di Roberts. Tuttavia qualche problema finanziario di quest’ultimo comincia a far slittare la data di uscita del disco. Con Zigoris che si unisce ad un gruppo di afro-pop, i French TV si trovano punto e a capo, ma Sary non si perde d’animo e trova i musicisti che fanno al caso suo per un nuovo organico che vede il chitarrista Tony Hall, il redivivo Bill Fowler alle tastiere e Jeff Mullen alla batteria. Ancora una volta i French TV hanno un repertorio in parte originale ed in parte caratterizzato da cover (E Yes, Rush, King Crimson, Pink Floyd, Jethro Tull), continuando a suonare dal vivo e riuscendo anche ad ottenere un passaggio per la TV locale. Si giunge al 1994, quando, finalmente, Virtue in futility viene pubblicato, non dalla ZNR come doveva essere in origine, ma dall’autoproduzione di Sary. Ma il grupo comincia a sentire l’esigenza di scrivere qualcosa di nuovo e di originale, anche perché le cover cominciano ad essere preponderanti nelle loro esibizioni. Nonostante venga registrato un brano che apparirà sul quarto album, la line-up non è più stabile e cominciano le prime divergenze soprattutto con Bill e Jeff. Sary prova Greg McNary, un vecchio conoscente col quale aveva anche suonato in passato, come batterista. Ma svariati problemi emersi immediatamente spingono quest’ultimo a suggerire al bassista di chiamare il suo amico Chris Vincent. Con Chris vengono anche realizzate quattro nuove composizioni, ma ben presto anche il nuovo batterista abbandona, per di più praticamente sparendo in maniera
abbastanza misteriosa (solo in futuro confesserà che lo ha fatto perché Mike e Tony litigavano troppo spesso5). Dopo la dipartita di Chris, la ricerca di un nuovo batterista si rileva più difficoltosa del previsto e passano circa 6 mesi prima che Mike Sary riesca a convincere Bob Douglas a rientrare nelle fila della band. A questo punto arriva il ritorno anche di John Robinson per delle sessions di composizione e di prova più proficue per i French TV. Dopo aver partecipato ad un concerto benefico, cui collaborano anche i chitarristi Dean Zigoris e Greg Acker, i musicisti entrano in studio per la registrazione di un nuovo lavoro, pensando di inserire anche la cover Pioneers over C. dei Van der Graaf Generator, brano molto amato da Sary e Robinson.

Registrato l’album (in cui, alla formazione base composta da Sary, Douglas, Robinson e Hall si aggiungono gli ospiti Bill Fowler, Jeff Mullen, Peter Rhee al violino e Gary Hicks alla tromba), dal titolo Intestinal fortitude ed uscito nel 1995, arrivano le note dolenti quando si incomincia a parlare di suonare dal vivo, visto che Mike aveva promesso a Bob che il contributo di quest’ultimo sarebbe stato solo per le registrazioni e non lo avrebbe coinvolto nelle avventure dal vivo. Bob tuttavia pare lieto dell’idea di partecipare anche ai concerti ed i problemi sono creati piuttosto dalle tensioni che si determinano tra Tony e John. L’entrata ufficiale in line-up di Dean Zigoris sembra far calmare un po’ le acque, ma i continui e spesso pesanti litigi tra John e Tony costringono Mike a chiedere a quest’ultimo di lasciare la band. Il tempo di riarrangiare i pezzi per permettere l’ambientamento di Dean ed iniziano i concerti, così che tra il 1996 e il 1997 i French TV si esibiscono a Chicago, Pittsburgh, Indianapolis, Baltimora, Athens ed in una “memorabile” (così descritta da Sary) esibizione a Buffalo, in occasione della festa di Halloween, di fronte a 14 persone. E’ in questo periodo che nasce un’amicizia, che sfocerà anche in varie collaborazioni, con il gruppo canadese dei Volaré, molto influenzato dal Canterbury sound ed autore di un paio di interessantissimi album. Si segnala anche un evento particolare nel luglio del 1996 quando Mike Sary, Steve Roberts e Joee Conroy organizzano uno spettacolo denominato Eclectic Electric Event, cui partecipano proprio i Volaré, ma anche i Quarkspace, i Mathematicians, i Boud Deun e gli Ut Gret.

A furia di suonare dal vivo, i French TV iniziano a ragionare sull’idea della pubblicazione di un live. Viene così organizzato un concerto alla Kentucky School, dove l’amico Michael Medley può provvedere ad una buona registrazione. Nonostante l’esibizione fosse gratuita, non c’è molta gente e ciò, pur non facendo venir meno la pubblicazione del disco dal vivo intitolato “Live Yoo-Hoo” (titolo ispirato da un film con Stanlio e Ollio), fa decidere ai musicisti di non esibirsi più a Louisville. Mentre proseguono le registrazioni per il nuovo album in studio, Bob decide di sistemarsi a Nashville, così il suo contributo non è presente in tutto il lavoro. Un lieto evento interrompe però le sessions, visto che i French TV sono invitati a partecipare al festival che si tiene a Raileigh in North Carolina. Per coprire il ruolo scoperto di drummer, viene invitato il batterista dei Volaré (anch’essi presenti allo show) Brian Donohoe che accetta di buon grado e, cogliendo al volo l’occasione, anche il tastierista Patrick Strawser si unisce al gruppo per lo show. Nonostante alcune difficoltà incontrate sia nel viaggio che nelle prove, la line-up così formata (Sary-Robinson-Zigoris-Donohoe-Strawser) si riesce ad esibire in un concerto molto apprezzato dai presenti. La collaborazione con Brian, tra l’altro, si protrae sia per un minitour di tre date, sia per la sua presenza in un paio di brani del nuovo album ormai quasi pronto. Tuttavia, la frammentazione del gruppo si mantiene una costante visto che John partecipa a numerosi altri progetti, che
Dean si assenta molto spesso e che tuttavia il ruolo di batterista ufficiale è ancora vacante. Nonostante le numerose difficoltà, nonostante John lasci il gruppo dopo aver trovato un buon lavoro, e seppur a sprazzi, le registrazioni per il sesto album proseguono con Mike e Dean fortemente intenzionati a portarle a termine. A dar manforte ai due, giunge l’apporto di due nuovi musicisti: il tastierista Beau Wetherby e la violinista Cathy Moeller. Nel giugno del 1999 il gruppo è poi impegnato in un tour nell’Ovest, suonando a Denver, San Diego, Los Angeles, San Francisco e St. Louis, occasioni in cui i French TV si presentano col nuovo tastierista/fiatista Warren Dale, il cui gruppo Trap apre alcune delle date del tour. Si giunge cosc, finalmente, alla pubblicazione del sesto album The violence of amateurs, intrigante e bellissimo, che avviene nel mese di dicembre dello stesso anno. Dopo l’uscita di questo lavoro, inizia un altro di quei lunghi periodi di assestamento, con i musicisti che vanno e vengono, che sono impegnati in altri progetti o in altri lavori e che sono un po’ dispersi in varie città. Col passare del tempo, Mike inizia a programmare il settimo album, al quale sembra sicura la partecipazione di Dean e di Warren. Ma il frenetico bassista ha in mente anche la rimasterizzazione del primo album, cosa che avviene all’inizio del 2001. Nel mese di aprile riceve poi la comunicazione che Dean non ha intenzione di continuare le registrazione e si rivolge a Chris Smith dei Trap, il quale gli dà una mano suonando le rimanenti parti di chitarra, ma anche il violino, la viola e il banjo. Nell’estate si forma anche la nuova line-up della versione live dei French TV: oltre a Sary, troviamo Chris Vincent e John Robinson in due apprezzati show a Louisville e in un opening-act ad un concerto degli svedesi Flower Kings a Cincinnati. Nel gennaio del 2002 viene pubblicato The case against art, altro bellissimo lavoro che vede coinvolti Sary, Dale e Vincent, ma con un nutrito numero di ospiti in cui troviamo i nomi di Chris Smith (chitarra), Zigoris, Acker, Moeller, Cliff Fortney (flauto e voce), Shawn Persinger (chitarra), Kirk Davis (percussioni), Karen Hyer (soprano), Steven Dale (tromba) e Pam Thompson (tuba). In seguito, un nuovo batterista si unisce al gruppo; si tratta di Jeff Gard, che insieme agli altri musicisti sta già lavorando alacremente all’ottavo lavoro di questa incredibile band, la cui uscita è prevista per la fine del 2003.

FRENCH TV: QUALITY PROGRESSIVE MUSIC SINCE 1983
di Donato “Yoo-Hoo!!!” Zoppo/MOVEMENTIPROG

“Musica progressiva di qualità dal 1983”. Probabilmente sarebbe solo questa la definizione che un’incompleta enciclopedia del rock potrebbe riportare sull’ormai leggendaria band dei French TV, autentica istituzione dell’underground progressivo degli Stati Uniti. Da diversi anni l’intelligh8nzia prog si interroga sul destino di questo genere e sull’influenza che esso esercita in generale sul rock contemporaneo (probabilmente nulla…): si discute su cosa debba essere a più di trent’anni di distanza dalla sua nascita e mentre molti ritengono che “prog” sia solo suite, flauto e mellotron, altri impostano un discorso più avanzato, insistendo sulla necessaria evoluzione del progressivo (che, per sua stessa natura, deve “progredire”…), evoluzione nel cui ambito una band come i French TV rappresenta la vetta. Band richiamata sempre come esempio di coerenza ed innovazione, “unicum” nel panorama internazionale per la sua proposta trasversale, in bilico tra RIO e politica, cabaret e Zeuhl, collage sonoro e Canterbury sound, French TV è un punto di riferimento con pochi altri come Djam Karet che, guarda caso, arrivano proprio da una nazione che nel prog ha storicamente conferito ben pochi apporti. Su PM non ne abbiamo ancora parlato, cominciamo ora analizzando gli ultimi due lavori della band di Louisville (Kentucky) guidata da quasi vent’anni dal bassista Mike Sary, vero deus ex machina dell’ensemble.

THE VIOLENCE OF AMATEURS (Pretentious Dinosaur 1999)

Unanimemente riconosciuto come il capolavoro dei TV, “Violence” è un album non così difficile come si potrebbe pensare, tanto da poter essere ascoltato “tranquillamente” anche da chi si ciba abitualmente di rock sinfonico. Certo gli ascolti dovranno essere numerosi. L’avrò sentito un migliaio di volte e ho una sensazione non mi abbandona mai: ogni nota sembra essere eseguita da un gruppo di ciccioni buontemponi dopo una solenne sbornia, non so se rendo l’idea… Un sound elefantiaco e strambo, impostato in modo ampio (jazz, prog, hard rock etc.), per rendersene conto basta ascoltare semplicemente l’apertura “The Kokonino Stomp”, vero e proprio manifesto sonoro, un collage di swing, be-bop, rhythm & blues e jazz rock, echi post beat/acid rock, il tutto miscelato e stravolto. Ricordo la militanza di sinistra della band, intelligentemente contraria alla spesa militare di USA ed alleati (il booklet ne contiene alcune indicazioni, mi permetto di segnalare la fonte: www.businessleaders.com). Deliziosa “The secret life of Walter Riddle”, con il suo esordio stile “coro di boy scouts dopo un bagno nella tequila” e la sua minacciosa evoluzione che evidenzia anche doti tecniche non disprezzabili: adoro lo stile “legnoso” di Brian Donohue (prima o poi dovremo parlare dei suoi Volarè), Sary è bassista solido, il chitarrista Dean Zigoris scolpisce un monumentale assolo nella roccia. La malefica coppia Steve Good/Steve Aevil (!) ai fiati rende tutto dannatamente sulfureo ed infernale. Grandissimo il minutino finale in stile “Pulp Fiction”. Da lassù Francesco Zappa osserva compiaciuto e benedice. Capaci di spiazzare come pochi, i TV approdano a due brani progressivi, sempre affetti da “elefantcasi”, sia chiaro: la vena pazzoide permane, anche in una costruzione più complessa, con il ruolo importante di John Robinson alle tastiere. Trattasi di “The Odessa steps sequence” e “Mail order quarks”: la prima stravolge e ricostruisce certo prog, alternando momenti sinfonici, dissonanze tastieristiche e spinte in chiave hard; la seconda più jazzata e zappiana, ricca d’inattesi passaggi di chitarra acustica e fiati (Greg Acker), stranamente placidi e distesi. Due strepitosi brani. Niente vocals, ogni tanto qualche frase profetica, latrati e bizzarrie, “cori da guerra hawaiani”… D’altra parte cosa ci si può aspettare da un bassista che ha ballato “The Collapso” (National Health) al proprio ricevimento nuziale? Un brano mattacchione come “Tiger tea”, scritto dallo stesso Mike, che stavolta sembra prediligere un ruolo di coordinatore più che di protagonista, tra funky acido, surf e calipso, scorrevole come una fila alla posta, tuttavia piacevole e simpatico. Gran finale con “Joosan lost/The fate”, coverona degli Zamla Mammas Manna, a testimonianza del legame che corre tra i folli del Kentucky ed i pazzerelloni svedesi: venti minuti che sconsiglio vivamente a chi soffre di tachicardia, tante le soste e ripartenze, i deliri più o meno consapevoli, i crescendo apocalittici e la tensione che provocano.

Di sicuro il miglior album di Sary e compagni, quello fino ad ora più “abbordabile”, ascoltabile e godibile da tutti, delizioso come il surreale racconto del booklet, con la segretaria di Sary che lo sveglia ricordandogli gli impegni della giornata con Sony e Polygram, in un futuribile scenario in cui il prog è ormai divenuto “trend” (seguito anche da Madonna e la Morissette…). Leggete e rifletteteci con attenzione.

——Peppe, Agosto 2003

THE CASE AGAINST ART (Pretentious Dinosaur 2001)

18 anni di tenace e beffarda autoproduzione, anni in cui la band è cresciuta ed ha rafforzato il suo ruolo, non solo in ambito RIO, tanto da divenire vera e propria istituzione. Come ogni istituzione, i French TV potrebbero godere dei vantaggi dell’inattaccabilit0, ma non si addice alla band di Sary uno status incriticabile, sarebbero loro stessi a contestarlo: l’ultimo lavoro dei nostri è un pelino inferiore al precedente, pecca forse in quella capacità di far convergere la bizzarria in forme accessibili, pur restando su livelli elevatissimi.Sorprendente “That thing on the wall”, in cui echi crimsoniani e space rock, be-bop e blues da pub fumoso si mescolano nel consueto “pastiche” a base d’energia e robustezza: ritornano alle tastiere e tamburi Warren Dale e Chris Vincent, Chris Smith si alterna con Zigoris alla chitarra, sfoderando anche violino e banjo, utili per inattese “deviazioni”. Confermato anche Acker ai fiati, capace di rendere preziosi brani come l’intensa “Viable Tissue Matter”, col suo crescendo pastorale e bucolico, gli estranianti passaggi di tastiere e le intricate progressioni ritmiche. Due pezzi la cui stesura collettiva indica, se ce ne fosse ancora bisogno, un grande affiatamento.Note ipnotiche quelle di “Partly the state”, con un occhiolino verso sonorità country/folk a braccetto col Re Cremisi, nella consueta ottica sorniona. La sezione di fiati e vocals rende tutto suggestivo, fiabesco a tratti, intriganti i tasselli di Dale, un brano che forse più di altri rivela l’amore per la free form. Il meccanismo alchemico funziona anche in “One humiliating incident after another”: il classico puzzle con tanto di archi e fiati, una forma stravolta e brutale di jazz rock con accenni rockabilly, swing e lontani echi mitteleuropei e balcanici. Come aggiornare con rispetto i National Health dei momenti più curiosi. Da notare, come in “Violence”, la scaletta “crescente” (si parte con brani più brevi aumentandone durata e “peso”…); stavolta il songwriting è ampio e collettivo, risulta definito anche l’attuale ruolo di Sary, non più assorbente o dominante ma “primus inter pares”: sembra mancare però quel tono apocalittico e colossale che nel predecessore trionfava ed affascinava. Ve ne sono tracce nella finale “Under the Big W”, un quarto d’ora di Canterbury deviato, bizzarro jazz da big band e psichedelia, con tanto di simpatica tuba, strazianti fiati e inserti funky/disco. Tra avanguardia, sfottò e spirito corrosivo, un brano “itinerante” che sviluppa una tensione e una quantità di idee davvero notevole. Come nel precedente album un messaggio ben preciso: “Vox Mercatus, Vox Dei”, pamphlet tratto dalla rivista culturale “The Baffler”, eccovi l’indirizzo: www.thebaffler.com. E come mi affascina quel diavoletto in copertina…A loro modo unici ed inimitabili. “Modern classical has its Stravinsky, modern jazz has its Coltrane, modern American south regional post-Canterburian-influenced progressive rock has its French TV” (Mac Beaulieu, strepitosa la sua prefazione!): devo aggiungere altro?

Discografia:
“French TV” (1984)
“After a lengthy silence” (1987)
“Virtue in futility” (1994)
“Intestinal fortitude” (1995)
“Live: Yoo-Hoo!!!” (1997)
“The violence of amateurs” (1999)
“The case against art” (2001)

INTERVISTA AI FRENCH TV (PAPERLATE #45, Ruggero Formenti)

Il pretesto per uno sguardo retrospettivo sui French TV ci viene fornito dalla recente pubblicazione del loro ultimo lavoro: The violence of amateurs; molta gavetta, sedici anni di militanza underground e set uscire discografiche fra vinili e CD …certamenre non uno scherzo per un gruppo che suona progressive non propriamente commerciale. Malgrado io stesso trovi riduttivo ogni tentarivo di definire sintericamente la loro musica, penso che la proposra di questi americani possa essere riassunta come avanguardia non esasperata con alcune influenze jazz-rock, qualche
reminisceoza di prog classico cd una discreta dose di ironia (specialmente dal vivo), il tutto reso ancor pij peculiare da sonorità tastieristiche molto singolari (personalmente le trovo accostabili a quelle dei grandi Rascal Reporters).

Prima di ripercorrere la storia del gruppo va ricordato lapprezzabile impegno pacifista di Mike Sary, indiscusso leader della band, che, dalla seconda pubblicazione in avanti, non ha mai perso occasione per ricordarci le storture del sistema politico statunitense in rema di finanziamenti militari, allegando ai libretti dei CD dati sinterici e grafici esplicativi sullargomento.

Nella prima metà degli anni ottanta, conclusasi lesperienza con i Festung Amerika, Steve Roberts e Mike Sary decidono di proseguire insieme l’avventura progressiva precedentemente intrapresa fondando una nuova entità musicale. Dopo diverse audizioni per completare la formazione entra a far parte del gruppo il percussionista Fenner Castner, proveniente da una cover band strumentale e fan sfegataro di Keith Moon (storico batterista degli ho, morto nel 1978). Lo stesso Castner presenta at due nuovi compagni Artie Bratton, un dotatissimo chitarrista quindicenne conosciuto in ambito scolastico. Questa strana combinazione fra quartro personaggi di età, cultura e gusti differenti (Sary e Roberts conoscono a fondo la scena progressiva, mentre Fenner e Bratton hanno ascoltato solamente qualche scampolo musicale dei gruppi pij noti) genera uninaspertata e positiva alchimia che porta al veloce completamento del primo omonimo LP dei French TV.

French TV1 (1984) viene autoprodotto con scarse risorse economiche ed edito su LP in 500 copie numerate, attualmente dal valore commerciale assai elevato (P purtroppo da poco sfumata la possibilità di una risrampa in CD da parte della Shroom Records). Questopera prima pub essere considerata un assaggio ancora acerbo, meno pensato e rifiniro, di cib che il gruppo proporrà in modo sempre piu convincente nei lavori seguenti.In alcuni brani vi P la tendenza alla ripetizione dei temi musicali portanti, peraltro non sempre di eccelsa oniginalità, talvolta la ritmica appare troppo scontata e la scelta delle sonorità non si rivela sempre felice; in ogni caso le composizioni non scendono mai al di sotto della soglia di accerrabilità, raggiungendo talvolta anche buone punte qualitative. Si tratta quindi di un prodotto dignitoso, con diversi momenti medio-alri, meritevole di attenzione sia per il valore della musica che per la sincerità della proposta, leggibile a posteriori come fase embrionale di unespressione artistica che genererB in seguito ottimi frutti avanguardistici.Nell’estate del 1986 i tempi sono maturi per dare un seguito al primo lavoro, ma i French TV devono affrontare la defezione di Steve Roberts, sempre pus impegnato dal recente matrimonio e coinvolto nella neonata ZNR (che diverrà una delle etichette di riferimento del prog statunitense negli anni 90). Incassato il colpo Mike Sary, con a disposizione solamente un paio di brani inediti, interpella nuovamenre Castner e Bratton; i due, per motivi di studio dovuti alletà, si rendono disponibili unicamente per il periodo estivo. Avendo pochissimo tempo per comporre cd incidere il nuovo disco, Sary decide di aurosegregarsi nel proprio scantinaro, base operativa del gruppo, per portare a termine l’impresa titanica (da qui la simpatica immagine di copertina). Oltre a Castner e Bratton altri musicisti daranno il loro apporto al compleramento dellopera; fra i diversi nomi va sicuramente citato Mark Miceli, chitarrista e leader degli Easter Island, gruppo di culto fra i pij apprezzati del panorama progressivo sinfonico a stelle e strisce (autori del valido Now and then, composto quast interamente nel 77/78 e pubblicato in CD nel 1991 dalla ZNR di Steve Roberts).

Con After a lenghty silence, questo il titolo della seconda fatica dei nostri, il gruppo cerca nuovamente di far convivere avanguardia, jazz-rock fusion e prog sinfonico ottenendo risultati superiori allesordio seppur ancora notevolmenre perfettibili: lincastro delle diverse inruizioni musicali crea strutture che a trarti soifrono per mancanza di f1uidità; non sempre le idee sono sviluppate con giusra misura, risultando talvolta ripetitive; la sezione ritmica, seppur pij varia risperro a French TV1, latita ancora di personalità; infine, non si pub cerro considerare felice la scelta della cover aggiunta come bonus track sull’edizione in CD: A tab in the ocean dei Nektar un brano leggero e datato che ma1 si sposa con le velleità avanguardisriche del gruppo.Fermo restando quanro suddetto, comunque innegabile che i meriti di After a lengthy silence superino abbondantemente i suoi limiti; siamo al cospetto di un buonissimo lavoro, coraggioso ed originale, che rischia di non essere giusramente considerato solo per linevitabile confronto con le ottime realizzazioni prodotte dai French Tv negli anni a seguire.

Nell’estate del 1987 si aggrega al gruppo il tastierista Paul Nevitt (sino a quel momento anch’egli con conoscenze solamente superficiali di musica progressiva); diversi altri musicisti vengono coinvolti nel progetto ed i French TV iniziano un periodo di intensa attività live. Nel frattempo il gruppo lavora saltuariamente in sala di incisiane, registrando dall’87 al ’90 i diversi brani che andranno a comporre la scaletta di Virtue in futility, il terzo capitolo della loro discografia. Questo lavoro avrebbe dovuto essere pubblicato per l’etichetta di Steve Roberts, la ZNR, ma, a causa di diversi problemi finanziari, la sua uscita viene ripetutamente procrastinata sina al 1994, quando Mike Sary, stanco della situazione di stallo, decide di autoprodurlo finanziando il tutto di tasca propria.

Il risultato si rivela molto interessante. Rimane solamente qualche traccia dei limiti passati, specialmente inerente le sonorità dei sintetizzatori che paiono a volte un po’ troppo elettroniche; assai di rado si cade nella ripetitività o nello scontato e solo saltuariamente gli arditi accostamenti composirivi di Sary suonano forzati. I brani sono ricchi, vari ed intricari: grandi puzzles di idee ed influenze disparate amalgamate con gusto estroso e personale in combinazioni sempre inedite ed innovative. Consigliarissimo.

Malgrado le qualità di Virtue in Futility, a Sary appare evidente come musicisti presenti nell’orbita del gruppo dal 1990 al 1994- (con l’eccezione del chitarrista Tony Hall, sostituto di Artie Bratton) non siano all’altezza delle sue legittime aspirazioni artistiche: i French TV in questo periodo sono in realtà divenuti una cover band di formazioni più famose (dal vivo si ridurranno a suonare solamente quattro brani propri per concerto, completando la scaletta con titoli dei King Crimson, Yes, V.D.G.G…)

La svolta data dalla dipartita di Castner e Nevitt, a cui seguirà un periodo di incertezze e cambi di formazione; in seguito la line-up si stabilizzerà momentaneamente con John Robinson alle tastiere e Bob Douglas alle percussioni. Con questo organico viene composto ed inciso Intestinal fortitude. I difetti del nuovo lavoro, peraltro quasi impercettibili, sono quelli di sempre: sporadici cali di tensione nella struttura compositiva, qualche passaggio poco fluido, una preproduzione tanto personale quanto a volte discutibile (qui comunque entrano in gioco valutazioni fortemente soggettive) cd un cantato assoluramente inadeguato.Quest’ultima fatica dei French Tv comunque un’opera di grande valore; avanguardia ricca di citazioni (da Zappa ai V.D.G.G passando per gli Yes e molti altri ancora) eseguita con originalità ed ironia; musica innovativa che non cade mai nel rumorismo fine a sé stesso.

Nel filone più sperimentale del progressive si potrebbero indiscutibilmente trovare anche titoli di spessore superiore, ma si tratterebbe, comunque, di pochi capolavori licenziati dai fuoriclasse del genere. Da avere.Le forti incomprensioni personali fra Robinson ed Hall portano al sofferto allontanamento dalla formazione di quest’ultimo, rimpiazzato dal polistrumentista Dean Zigoris.

Con questo organico i French TV suoneranno dal ’95 al ’99, pubblicando anche lo splendido live Yoo-hoo!!!, registrato il tre Novembre 1995 di fronte ad un audience che, malgrado la gratuità del concerto, pare fosse composta da solamente dodici spettatori (fonte dell’infarmazione lo stesso Sary!).

Fra i titoli scelti per la scaletta dell’album troviamo anche un inedito e due brani tratti dal primo rarissimo lavoro in studio. La performance qui immortalata ci mostra un gruppo tecnicamente dotato, ricco di energia cd inventiva, che ci offre musica di notevole qualità. Anche i pezzi pij datati non sfigurano, riproposti in versioni sicuramente eriori a quelle originali per perizia esecutiva e qualità di arrangiamenti. Consigliabile a tutti malgrado la presenza di un solo brano inedito. Al sesto album dei French TV contribuiscono molti musicisti apparrenenti alla scena prog statunitense (ricordiamo fra tutti Brian Donohoe, batterista dei canterburiani Volaré), Zigoris si affianca efficacemente a Sary nella stesura dei brani e l’impegno collettivo da parte di tutti gli artisti genera risultati di livello assoluto: spariscono le residue tracce di incertez za od artificiosità compositiva, ogni brano risulta piacevole, originale e tecnicamente ineccepibile, The violence of amateurs va quindi considerato un “must” per ogni amante di progressive che si rispetti. L’unica flessione in tutto il lavoro pub essere individuata nella bonus track: una cover dei Zamla Mammas Manna, carina ma null